I farmaci da prescrizione sono un grande affare per l’industria farmaceutica
I farmaci da prescrizione rappresentano un business enorme: solo negli Stati Uniti quasi il 50% delle persone assume regolarmente medicinali su prescrizione, e quasi il 20% ne prende cinque o più. Sembra proprio che il mondo sia dipendente dalle pillole (del tutto legali).
E l’industria farmaceutica è dipendente dal mantenerci così. Con vendite globali superiori a 1,2 trilioni di dollari, le aziende che si occupano di ricerca, produzione e distribuzione dei farmaci possono realizzare profitti molto consistenti. E lo stesso possono fare gli investitori: dal 2006 — anno in cui è stato istituito l’indice farmaceutico statunitense — le aziende del settore hanno generato un ritorno del 280%, rispetto al 247% del mercato globale.
Considerando l’invecchiamento previsto della popolazione, una crescita del mercato di circa il 5% annuo potrebbe far aumentare ulteriormente le quotazioni azionarie.
Ma investire nel settore pharma offre più dei soli aumenti dei prezzi delle azioni: grandi aziende come Johnson & Johnson, Merck e Pfizer sono note per i cospicui dividendi che distribuiscono regolarmente. Alcuni investitori apprezzano anche la natura non ciclica del settore: in altre parole, le azioni farmaceutiche tendono a mantenersi solide anche quando l’economia è in calo, rappresentando un buon modo per bilanciare un portafoglio.
Investire nel settore farmaceutico non è privo di rischi. Con questo testo ti aiuteremo a trattare con i farmaci in modo responsabile, assicurandoti di conoscere bene ogni possibile effetto collaterale. Con un po’ di fortuna, potrai raggiungere le performance di mercato che desideri senza che il tuo portafoglio diventi dipendente da un solo settore… (Ti consigliamo di leggere tutte le altre analisi sui diversi settori che stiamo pubblicando!)
📌 In sintesi: Il settore farmaceutico da 1,2 trilioni di dollari è un buon modo per aggiungere resilienza al tuo portafoglio, ma investire al suo interno può essere rischioso e complicato.
Lo sviluppo e l’approvazione dei farmaci sono costosi e lenti
Prima di poter vendere un farmaco, le aziende devono progettarlo e svilupparlo. E prima ancora, devono capire che cosa sviluppare. Questo processo richiede molto tempo ed è estremamente costoso, quindi, se vuoi investire nel business dei farmaci, devi bilanciare il tempo e i soldi sprecati nei fallimenti con il potenziale dei pochi successi.
La scoperta dei farmaci parte dal laboratorio: capire cosa causa una malattia e quali molecole potrebbero bloccarla. Le aziende farmaceutiche svolgono parte di questa ricerca internamente, ma finanziano anche ricercatori universitari. La ragione? Il volume enorme di lavoro necessario: da 5.000 a 10.000 molecole vengono testate per arrivare a un solo farmaco. Questa fase iniziale dura di solito circa 10 anni e costa circa 500 milioni di dollari.
Poi comincia il lungo processo dei trial clinici, che devono dimostrare sicurezza ed efficacia al fine di ottenere l’approvazione da parte di enti regolatori (come la FDA negli Stati Uniti o l’EMA nell’UE):
Fase 1 → ~1 anno | pochi pazienti | sicurezza e dosaggio
Fase 2 → 2-3 anni | qualche centinaio di pazienti | efficacia
Fase 3 → migliaia di pazienti | effetti a lungo termine
👉 è importante sapere che tra l’85-95% dei farmaci fallisce prima della commercializzazione.
Il costo totale stimato per portare un farmaco sul mercato?
➡️ In media 2,6 miliardi di dollari (secondo il Tufts Center).
Di cui 1,2 miliardi sono costi opportunità (capitale immobilizzato).
Harvard contesta questi numeri, sostenendo che siano gonfiati per giustificare prezzi elevati. Ma, in ogni caso, produrre un nuovo farmaco costa tantissimo. E dato che molte malattie “semplici” hanno già una cura, sviluppare nuove terapie diventerà sempre più difficile e costoso.
E anche dopo aver creato un farmaco di successo, il lavoro non finisce: i costi di produzione stanno aumentando e la spesa in marketing può essere enorme — talvolta più alta di quella per la ricerca.
📌 In sintesi: Lo sviluppo dei farmaci costa miliardi e può richiedere decenni.
I brevetti: un fattore chiave dei profitti farmaceutici
Immagina di investire in un’azienda che ha speso miliardi per curare il cancro, e poi un’altra azienda copia la cura all’ultimo secondo: non saresti contento.
Ecco perché esistono i brevetti, che garantiscono monopolio per circa 20 anni. Ciò consente alle aziende di recuperare i costi e ottenere profitti elevati: i farmaci di marca hanno margini netti del 28%, tra i più alti in assoluto.
Quando il brevetto scade:
arriva la concorrenza dei generici
i prezzi possono crollare di oltre l’85%
i margini scendono dal 28% al 15%
Esempio noto: Lipitor (Pfizer)
Da 13 miliardi di $ l’anno → meno di 2 miliardi dopo la scadenza del brevetto.
Nel frattempo, vari intermediari (grossisti, farmacie, PBM negli USA) guadagnano più sui generici, perché possono negoziare sconti maggiori.
📌 Strategie di difesa del profitto
Incentivi per farmaci “orfani” (malattie rare)
Puntare su biotech più difficili da copiare
Riempire continuamente la pipeline di nuovi farmaci
Questa tabella riporta gli utili delle società “BRAND” con brevetto e quelle “GENERIC” senza brevetto. Come potete vedere per le società con i brevetti, il 76% di tutto il guadagno sulla vendita del farmaco, va all’azienda che lo produce. Mentre nel secondo caso (farmaci generici) i ricavi sono distribuiti lungo tutta la filiera.
Naturalmente, le aziende farmaceutiche hanno anche altri modi per rafforzare i loro profitti. Innanzitutto, sfruttano gli incentivi. Una parte del motivo per cui si investono così tanti soldi nella ricerca su cancro e diabete è che esiste un enorme mercato per questi trattamenti. Ma non tutte le malattie sono così comuni o note. Per incoraggiare la ricerca su patologie più rare, i governi offrono incentivi, come vantaggi fiscali e periodi di esclusività più lunghi, per lo sviluppo dei cosiddetti “farmaci orfani”.
Inoltre, spesso scelgono di lavorare su farmaci costosi da produrre, perché ciò protegge i profitti rendendo più difficile per i concorrenti entrare nel mercato. È anche una delle ragioni della recente spinta verso i farmaci biotecnologici (ovvero quelli realizzati da organismi viventi). Per copiarli, infatti, bisognerebbe creare un “biosimilare”: un processo molto più costoso e complicato rispetto alla copia di un farmaco tradizionale.
E infine, ma non meno importante, le aziende farmaceutiche continuano costantemente a “riempire la pipeline”. Non appena un nuovo farmaco viene approvato, parte il conto alla rovescia dei 20 anni di profitti che garantirà all’azienda. E dato che potrebbero volerci altri 20 anni per sviluppare il prossimo “successone”, la ricerca deve ripartire da zero. Il ciclo non si ferma mai, anche se, come vedremo nella prossima sezione, si sta evolvendo…
📌 Morale: i profitti delle aziende farmaceutiche rimangono altissimi finché un farmaco è protetto da brevetto, ma una volta consentita la concorrenza, prezzi e margini crollano.
Il potenziale futuro dello sviluppo dei farmaci
Nanobot nel flusso sanguigno. Consigli medici da macchine intelligenti. WC smart che analizzano i tuoi campioni biologici (Questi super comuni in Cina). I cambiamenti che stanno avvenendo nell’industria farmaceutica sono sorprendenti, e potrebbero portare profitti enormi.
La banca d’investimento Goldman Sachs prevede che i profitti del settore negli Stati Uniti cresceranno del 2% annuo fino al 2030, mentre quelli europei del 7% annuo. La banca specializzata Torreya si spinge ancora oltre e ritiene che i ricavi farmaceutici possano quasi triplicare fino a 3,3 trilioni di dollari entro il 2060. E con così tanti farmaci redditizi all’orizzonte, non è una previsione irrealistica: ad esempio, il trattamento anticancro Keytruda di Merck dovrebbe diventare il farmaco più redditizio della storia, con oltre 27 miliardi di dollari di vendite previste.
Tuttavia, sta diventando sempre più evidente che, se vuole ottenere quei profitti, la Big Pharma avrà bisogno dell’aiuto della piccola biotech.
Le aziende biotech, che sviluppano autonomamente farmaci rivoluzionari utilizzando organismi viventi, come enzimi e batteri, tendono a innovare più velocemente. Ma spesso hanno bisogno delle grandi aziende farmaceutiche per affrontare il complesso processo di sperimentazione clinica e di commercializzazione. Perciò ha perfettamente senso che, quando una grande azienda si presenta con una serie di assegni, uno per acquistare la società e le sue ricerche, uno per finanziare le sperimentazioni e uno per lanciare i nuovi farmaci, la biotech accetti sempre volentieri.
Nel solo 2019 (pre covid quindi non dato non influenzato dalla pandemia), le aziende farmaceutiche hanno speso oltre 350 miliardi di dollari per acquistare società più piccole — molte delle quali biotech, esternalizzando di fatto la fase di ricerca e intervenendo soltanto quando fiutavano un potenziale profitto. Tuttavia, questa strategia non è priva di rischi: nel 2018 Eli Lilly ha pagato 1,6 miliardi di dollari per ARMO BioSciences, solo per vedere il suo farmaco di punta fallire i trial clinici un anno dopo.
Per finanziare tutte queste acquisizioni, le grandi aziende farmaceutiche stanno riducendo la propria struttura e vendendo alcune delle loro unità più redditizie. Pfizer, GlaxoSmithKline e Novartis hanno tutte scorporato le divisioni di prodotti da banco negli ultimi anni, e la concorrente Sanofi sembra intenzionata a fare lo stesso. Questo non preoccupa gli investitori: ritengono infatti che un’attività di consumer health, stabile e separata, possa produrre più valore. In generale, le aziende che si occupano di troppe cose finiscono per valere meno della somma delle parti. Questo, però, significa anche che investire nelle aziende farmaceutiche sta diventando ancora più rischioso: si investe quasi esclusivamente sui loro farmaci.
È qualcosa che potrebbe inquietare alcuni investitori, soprattutto considerando i rischi crescenti del settore. Per cominciare, il ritmo sempre più rapido dell’innovazione significa che un’azienda può impiegare dieci anni a sviluppare un farmaco… solo per essere superata all’ultimo momento da una nuova cura miracolosa. Le acquisizioni possono essere un modo per proteggersi da questo rischio, certo, ma esiste sempre la possibilità di essere colti di sorpresa.
E poi c’è la regolamentazione. Come abbiamo detto, quasi la metà di tutti i ricavi farmaceutici proviene dagli Stati Uniti, in parte perché i prezzi dei farmaci sono in media più alti del 56% rispetto ad altri Paesi ricchi. Per questo motivo, l’industria è naturalmente piuttosto preoccupata dalle discussioni sulla regolamentazione dei prezzi dei medicinali da parte di Trump, per non parlare della prospettiva che il governo degli Stati Uniti elimini del tutto i PBM (PBM sta per Patient Blood Management, un approccio multidisciplinare che mira a ottimizzare l'uso del sangue del paziente per migliorare i risultati clinici e ridurre la necessità di trasfusioni), oppure negozi i prezzi dei farmaci per l’intero programma Medicare. Essendo un acquirente di grandi dimensioni, il governo statunitense avrebbe una posizione negoziale molto forte e sarebbe probabilmente in grado di costringere le aziende farmaceutiche ad accettare prezzi più bassi.
Il governo cinese ha già iniziato a farlo, minacciando ulteriormente i profitti del settore.
Tuttavia, non corriamo troppo avanti. Un cambiamento istituzionale così importante non è probabile nel breve periodo e, anche se dovesse accadere, le aziende farmaceutiche possono permettersi di perdere una parte consistente dei profitti prima di trovarsi in difficoltà finanziarie, grazie ai margini di guadagno ancora solidi.
Conclusione: Cure miracolose sono all’orizzonte, ma le tariffe potrebbero smorzare i profitti.
Come investire nel settore farmaceutico
Prima di investire in titoli farmaceutici, è utile capire quale ruolo si vuole che questi abbiano nel proprio portafoglio.
Essendo un’industria “non ciclica”, la farmaceutica non è fortemente influenzata dal ciclo economico: le persone hanno bisogno di acquistare farmaci sia nei periodi positivi che in quelli negativi (a differenza, per esempio, dei beni di lusso). Investire nel settore potrebbe quindi essere una buona idea per rafforzare il portafoglio durante, o in previsione di, una recessione.
Altri investitori apprezzano i dividendi del settore: le aziende farmaceutiche offrono un dividend yield medio del 2,27%, che fornisce un reddito affidabile insieme ai potenziali guadagni dei prezzi delle azioni. Se è questo ciò che cerchi, potresti confrontare i titoli farmaceutici in base al loro rendimento da dividendo, oltre a scegliere aziende con un bilancio più sano. In altre parole, scegliere quelle con un miglior rapporto tra capitale proprio e debito, che le renderà più resistenti durante le fasi di rallentamento economico. (Come visibile dal grafico sotto del 2008 blu farmaceutica e rosso S&P500)
Se stai cercando un’azienda con un forte potenziale di crescita, ci sono alcuni altri aspetti da analizzare.
Controlla su quanti farmaci l’azienda si basa attualmente, quando scadranno i loro brevetti e se ci sono nuovi trattamenti promettenti in fase di sviluppo.
Se alcuni dei farmaci dell’azienda sono in sperimentazione clinica, puoi consultare tu stesso i risultati online per capire se le cose stanno andando secondo i piani. Non sarebbe male, inoltre, dare un’occhiata sia alla stampa scientifica che a quella farmaceutica per conoscere l’opinione degli esperti.
È anche abbastanza facile confrontare i titoli utilizzando i loro multipli prezzo/utili (P/E). Al momento della stesura del testo, Johnson & Johnson era scambiata a un prezzo pari a 18 volte gli utili previsti per l’anno successivo, Merck al 13x in linea con Pfizer. Questo suggerisce che gli investitori abbiano più fiducia nel potenziale di crescita di J&J rispetto a Merck and Pfizer. Se, in base alle tue analisi, non sei d’accordo, i due titoli potrebbero essere a sconto.
Per capirlo veramente, devi farti un’idea di quanto valga effettivamente un’azione farmaceutica, e un modello di discounted cash flow (DCF) è un buon punto di partenza (cercate il video in cui spiego cosa è un DCF), ma in sostanza il modello di flussi di cassa scontati ti aiuta a prevedere quanti soldi un’azienda genererà in futuro. Considerando il rischio che ti assumi e il rendimento che potresti ottenere altrove, puoi quindi calcolare quanto dovrebbe valere l’azione oggi.
Ovviamente, prevedere i flussi di cassa futuri delle aziende farmaceutiche non è semplice. Potresti suddividerli farmaco per farmaco, stimando quanto è grande il potenziale mercato di ciascuno e quanto l’azienda sarà in grado di venderlo. Poi puoi sommare tutte le stime, includendo anche i farmaci già sul mercato, per ottenere i flussi di cassa futuri complessivi.
Puoi spingerti ancora oltre, aggiustando il modello per il rischio. Se, per esempio, pensi che il Farmaco X abbia una probabilità del 50% di superare gli studi clinici e generare 10 miliardi di dollari, e il Farmaco Y abbia una probabilità del 10% di superare i trial e generare 100 miliardi di dollari, il valore rettificato per il rischio del Farmaco X è 5 miliardi di dollari, mentre quello del Farmaco Y è 10 miliardi di dollari. Questo metodo ti aiuta a prendere una decisione razionale sul valore reale di un potenziale farmaco.
E se tutti questi numeri ti hanno fatto venire un gran mal di testa, puoi sempre investire nell’intero settore: fondi come Invesco Dynamic Pharmaceuticals ETF e iShares U.S. Pharmaceuticals ETF ti permettono di diversificare il tuo portafoglio su un’ampia gamma di società farmaceutiche.
In questo articolo hai scoperto che:
🔷 L’industria farmaceutica da 1,2 trilioni di dollari è non ciclica: non segue l’andamento dell’economia ed è un buon modo per aggiungere resilienza al portafoglio.
🔷 Lo sviluppo dei farmaci è costoso e richiede molto tempo, ed è una delle ragioni dei prezzi elevati.
🔷 Le aziende farmaceutiche cercano di massimizzare i profitti durante il periodo di esclusività del brevetto, perché una volta scaduto prezzi e guadagni crollano.
🔷 Cure rivoluzionarie sono all’orizzonte, motivo dello shopping frenetico di acquisizioni nel settore. Ma il rischio di regolamentazione dei prezzi negli USA preoccupa alcuni investitori.
🔷 Puoi confrontare i titoli farmaceutici tramite i multipli P/E, oppure utilizzare un modello di flussi di cassa scontati (DCF) rettificato per il rischio per stimare il valore dei farmaci futuri.
Non preoccupatevi se per ora non vi sentite ancora preparati o pronti ad investire, state imparando tantissimo e presto vedrete i risultati!
Un caro saluto da FinanzAmille!