AUTO
Perché il settore auto è importante
Imparare ad investire nell’industria automobilistica non è molto semplice.
Relazioni commerciali intricate, dinamiche geografiche complesse e cambiamenti tecnologici rendono questo mercato più confuso di un incrocio a otto vie. Fortunatamente, c’è FinanzAmille a guidarti.
Perché dovrei interessarmi all’industria automobilistica?
Auto, camion, trattori: il settore automobilistico è troppo grande per essere ignorato. Ogni anno vengono prodotti quasi 100 milioni di veicoli — e solo in Europa circa 12 milioni di persone dipendono dal settore per il proprio sostentamento.
Tutti quei veicoli significano enormi flussi di denaro, e se sai come investire, possono tradursi in rendimenti per te. (Ricordiamoci sempre, l’unico vero investimento passivo che sfrutta il lavoro degli altri è quello borsistico). Con sempre più persone nei mercati emergenti che iniziano a guidare, le vendite di auto sono destinate a crescere nei prossimi anni. E con l’arrivo di nuovi prodotti come i veicoli elettrici e autonomi, l’industria tra dieci anni potrebbe essere irriconoscibile. Tutta questa rivoluzione crea opportunità per alcune aziende, ma potrebbe fermarne altre bruscamente.
Per assicurarti di essere nella corsia giusta, questo “Pack” ti offre una panoramica rapida dell’industria: i principali protagonisti, le opportunità e le sfide, e come investire in questo mercato pieno di curve. Allaccia le cinture — acceleriamo le tue finanze.
I - Quali paesi dominano l’industria automobilistica?
Il primo produttore mondiale di veicoli è la Cina, che nel 2018 ha sfornato ben 27 milioni di auto — più del doppio rispetto agli Stati Uniti, al secondo posto, seguiti dal Giappone. Germania e India completano la top 5. Ma non è sempre stato così: la corsa cinese è iniziata a metà anni 2000, a spese di America, Giappone e Germania.
Grazie a manodopera a basso costo e a capacità produttive eccellenti, i costruttori cinesi hanno conquistato la gran parte della crescita del decennio passato, crescita alimentata anche dai consumatori interni.
Dal 2000, la produzione mondiale è passata da 58 milioni di veicoli a quasi 100 milioni 📈
Ma il mercato ha trovato un ostacolo: nel 2018 la produzione è diminuita per la prima volta in decenni (–2 milioni di auto rispetto all’anno precedente). Nell’aprile 2019, le vendite sono calate sia in Cina che in India, un cattivo segnale per i produttori.
Chi sono i produttori principali?
Il colosso giapponese Toyota è il più grande produttore automobilistico al mondo — anche se la tedesca Volkswagen (proprietaria di marchi come Audi e Bentley) la tallona da vicino. Seguono la sudcoreana Hyundai, le americane General Motors (in forte calo di share) e Ford, e le giapponesi Nissan e Honda.
Il nuovo arrivato Tesla può sembrare enorme in Borsa, ma per volumi di produzione non rientra nemmeno nella top 20.
Le relazioni tra queste aziende sono complesse: è comune che le case auto possiedano partecipazioni incrociate. Nissan e la francese Renault detengono quote reciproche, e Toyota possiede una parte di Subaru. Inoltre, le fusioni e collaborazioni aumentano: nel 2019 Volkswagen e Ford hanno annunciato una partnership globale, Daimler e Geely una joint venture, e Fiat-Chrysler ha tentato una fusione con Renault (poi fallita).
Tutte corrono su una pista in continuo cambiamento, ma ora vediamo come si sta evolvendo il mercato.
Cosa sta cambiando nel settore auto?
Innanzitutto, la geografia delle vendite. Man mano che nei paesi emergenti (soprattutto in Cina) le persone diventano più ricche, cresce la domanda di auto.
Secondo McKinsey, entro il 2030 i mercati emergenti genereranno i due terzi dei profitti delle case automobilistiche. Anche il mercato dei ricambi e servizi post-vendita crescerà, con milioni di veicoli che necessitano di manutenzione.
Ma le auto di oggi prima o poi si romperanno, e non saranno sostituite da modelli a benzina. La scarsità di combustibili fossili e il cambiamento climatico stanno spingendo verso l’elettrico: secondo PwC, oltre il 95% delle nuove vendite nel 2050 sarà “almeno parzialmente elettrico”, e più della metà completamente elettrico.
Anche i veicoli autonomi stanno arrivando. Sebbene la tecnologia non sia ancora perfetta, PwC prevede che entro il 2030 il 20% dei chilometri percorsi in Europa sarà autonomo, e in Cina quasi il 40%.
Questo cambierà radicalmente il modo in cui ci muoviamo: molti analisti vedono il futuro come mobilità autonoma condivisa, meno auto di proprietà, più taxi autonomi e veicoli condivisi “in stile Airbnb”.
Cosa significa per l’industria?
Se più persone useranno taxi autonomi invece di possedere un’auto, il numero complessivo di veicoli potrebbe diminuire (–25% entro il 2040 in Europa, con un calo simile negli USA).
Ma la maggiore utilizzazione dei veicoli farà sì che si usurino più in fretta e quindi vengano sostituiti più spesso.
Risultato: meno auto in circolazione, ma più vendite complessive (+20% previste in Europa).
Quali sfide affrontano le case auto?
Le nuove tecnologie — guida autonoma, elettrico, connettività — costano moltissimo. Molte aziende esternalizzano parti sempre più ampie della produzione, riducendo i propri margini di profitto.
In più, le normative ambientali diventano più severe: non rispettarle può essere disastroso (Volkswagen ha pagato oltre 30 miliardi di dollari dopo lo scandalo emissioni del 2015).
Le tensioni commerciali come la guerra dei dazi USA-Cina hanno fatto salire i costi di acciaio e componenti, che finora le aziende hanno assorbito per non alzare i prezzi — ma non potranno farlo per sempre. Anche il rischio di recessione pesa: durante le crisi, le persone preferiscono tenere l’auto vecchia piuttosto che comprarne una nuova (oggi il prezzo medio di un’auto nuova negli USA è oltre 33.000 $).
L’agenzia di rating Moody’s prevede una crescita minima. Ma nel lungo periodo le opportunità restano, per chi sa dove investire.
Come posso investire nel settore auto?
Il modo più semplice è attraverso un ETF specializzato che contiene azioni di varie case automobilistiche. Ad esempio, il First Trust NASDAQ Global Autos Index Fund replica l’andamento delle principali aziende del settore: se il mercato va bene, anche tu beneficerai dei guadagni.
Un ETF è meno rischioso rispetto all’acquisto di singole azioni, ma se vuoi puntare su nomi specifici, puoi comprare titoli di Toyota, Volkswagen, Ford, GM, Hyundai, Honda e altri.
Un’altra opzione è investire nei fornitori tecnologici che producono batterie, chip o sensori. Tra i più interessanti:
Panasonic, partner di Tesla e Toyota per le batterie;
NXP (Paesi Bassi), che produce semiconduttori per auto (metà del suo fatturato viene dal settore auto);
Infineon (Germania), concorrente europeo di rilievo;
Aptiv, specializzata in software e sensori per la guida assistita;
e i giganti tech Alphabet (Google) e forse Apple, che stanno entrando nel mondo delle auto autonome.
Che tu scelga di investirci o meno, il settore automobilistico è ineludibile e comprenderne il funzionamento ti aiuterà a capire dove sta andando l’economia.
Come sempre, questo è uno spunto di riflessione e approfondimento finanziario, non una sollecitazione all’investimento nel settore e né, più in generale, un consiglio di acquisto o vendita.
Come sottolineato sopra, in caso di crisi economica, il comparto auto tende a soffrire più di altri, perché molte persone rinviano l’acquisto di un nuovo veicolo.
Personalmente, nel mio portafoglio oggi non detengo titoli nel settore automobilistico, ma solo di fornitori tecnologici collegati, poiché ritengo che esistano aree con prospettive di crescita più interessanti nel medio periodo.
In sintesi hai imparato che:
🔹 Ogni anno si producono quasi 100 milioni di auto, con la Cina in testa
🔹 I mercati emergenti guideranno la crescita futura, soprattutto con auto elettriche e autonome
🔹 Dazi e rischio di recessione renderanno i prossimi anni complicati
🔹 Gli ETF automobilistici o i fornitori tecnologici sono ottime porte d’ingresso per investire nel settore